Appartenente alla famiglia delle rubiacee, la pianta del caffè ha un ciclo vitale che non supera i 50 anni. Dal momento della semina occorrono 4 anni prima di poter ottenere il primo raccolto, dal decimo al ventesimo anno la rendita di frutti raggiunge il picco massimo per poi rallentare progressivamente fino a cessare verso i quarant’anni, a seconda del tipo di sfruttamento subìto. Può crescere fino a 15m ma per facilitarne la raccolta le piante sono potate ad un’altezza di 2 o 3 m. Le foglie di forma ovale allungata di colore verde scuro assomigliano a quelle dell’alloro. I fiori piccoli e bianchi, raggruppati a grappoli, emanano un intenso profumo simile a quello del gelsomino. Il frutto, chiamato anche drupa, simile ad una bacca, contiene due semi o “chicchi di caffè”. Questa pianta è sì presente in circa 125 specie diverse, ma solo 25 hanno una qualità del frutto tale da poter essere impiegate nel mercato.
Tra queste 25, due sono quelle largamente utilizzate per la produzione di svariate miscele, analizziamole nel dettaglio:
L’Arabica cresce tra gli 800 e i 2.000 m di altitudine, ha un seme verde dalla forma piatta e allungata. I caffè Arabica producono miscele dolci, profumate, dal gusto e dall’aroma intenso e soave. Il contenuto di caffeina varia dallo 0,8% al 1,5% e rappresenta i tre quarti della produzione mondiale. Tra le varietà più utilizzate, ricordiamo Typica, Bourbon, Caturra, Castillo, Catimor, Pacas, Pacamara, SL28, SL 34, Gesha e Maragogype.
La diffusione del caffè Arabica ha origine tra il VI e il XIII secolo, quando dall’Etiopia giunge nello Yemen. Intorno al 1680 gli olandesi iniziano a coltivarlo nel Ceylon, mentre nel 1715 i francesi lo esportano nel Bourbon. La diffusione globale avviene tra il XIX e il XX secolo.
La Robusta cresce tra i 200 e i 900 m di altitudine, ha un seme bruno dalla forma rotondeggiante. I caffè Robusta conferiscono alle miscele un carattere e un gusto forte, astringente, più amaro e con minor profumo. Il contenuto di caffeina è elevato e varia dal 1,7% al 3,5%: questa tipologia è caratterizzata dall’abbondante produzione di chicchi e rappresenta un quarto della produzione mondiale. Scoperta in Congo, è facilmente coltivabile grazie alla sua adattabilità a circostanze ambientali disagiate e alla resistenza alle malattie.
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